Il titolo di questo ciclo di opere si deve alla particolare congiuntura astronomica - le tredici lune, appunto - che si manifesta solo sei volte in un secolo. Tradizione vuole che, in questi anni eccezionali, gli animi sensibili patiscano profondi affanni.
“Cannaò – sostiene Chiara Gatti - ha disegnato mappe ultraterrene, steli nell'oscurità per indicare il cammino. Dell'uomo, sulle orme della luna. O della luna, nel suo peregrinare infinito. E li ha dotati pure di prodigiosi amuleti. Bracciali e spille incisi con sapienza artigiana e alchemica magia. Rotte cosmiche tracciate dal suo istinto grafico su monili dal sapore antico e i messaggi arcani, da decifrare con cautela per non perdersi nella notte. Gli stessi che ritornano, fra luci più argentee e alfabeti di segni intrecciati sulla tela, in immagini altrettanto visionarie e trasognate, dipinte come fossero ricami”.